Omelia: Possièdi il tesoro celeste

Prendendo come riferimento Marco 10,17-30, parlo della libertà interiore durante la Messa delle 8 del mattino del 13 ottobre 2024 presso la Chiesa di San Pietro in Montorio a Roma.

Se ci concentriamo su Dio, tutto il resto non ci domina.

Dio vi benedica.

Ecco il testo dell’omelia:

          Un giorno, durante una conferenza cattolica, Christopher West, scrittore, professore e oratore, mi ha detto davanti a tutti: «Tu, Jonas, sei la persona più libera che io conosca.».

          Cosa? Perché ha detto quello?

          La notte precedente, c’era stata una gara di talenti. I partecipanti si esibivano uno dopo l’altro nel cantare, raccontare barzellette, etc. Io ho ballato. Agli occhi degli altri, ho ballato da solo, ma secondo me, ballavo con la Madonna. Non mi importava il giudizio degli altri. Ballavo, ballavo con Maria.

          Ecco perché Christopher West ha detto che io ero la persona più libera che lui conosceva.

          Oggi, Gesù ci insegna la necessità della libertà interiore. Un cuore libero ci aiuta a godere la gioia del Paradiso.

          Ma che cosa ci impedisce di essere liberi nella vita cristiana?

          Il consiglio di Gesù ha colpito il giovane. Lui sente la forza delle parole della Lettera agli Ebrei: «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio». Gli mostra la sua debolezza, il punto dove non è libero: la sua proprietà. In quel momento, non è capace di lasciare andare gli averi. Le sue mani sono troppo piene per ricevere i doni di Dio.

          Eppure, il giovane aveva avuto una buona formazione. Obbediva ai comandamenti dall’infanzia. Ma cercava l’approvazione degli altri. Lui diceva: «Maestro buono». Ma Gesù non ha bisogno di adulazioni, e chiede: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo».

          Gesù indica la fonte del Bene: Dio.

          Effettivamente, Dio né ci approva né ci disapprova. Egli semplicemente ci ama.

          Quando Gesù guarda il giovane e lo ama, vede già il potenziale per compiere le opere di Dio e avere il tesoro in cielo.

          Qual è il tesoro in cielo?

          La prima lettura ci dà la risposta: La Sapienza. Lo scrittore descrive la gioia della scoperta della Sapienza:

          «La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento».

          Ad un livello, la Sapienza si riferisce a Gesù come la Parola Eterna. Gesù dice al giovane, io sono la tua felicità. «Seguimi!»

          Ma ad un altro livello, la Sapienza si riferisce anche alla Vergine Maria. Molti Padri della Chiesa collegano la Sapienza a lei. Con lo Spirito Santo, ella crebbe in sapienza durante la sua vita. Può insegnarci a scegliere il tesoro divino, Gesù, perché lo tiene nel suo seno.

          Ella canta: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore».

          Cerchiamo il suo aiuto.

          Se possediamo il tesoro celeste, tutte le altre cose diventano un dono che va ricevuto e offerto. Quindi, Gesù può dire che riceveremo «case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà» affinché essi non siano averi ma occasioni di gioia o dolore perché la vera fonte del Bene è Dio.

          Abbiamo una scelta: il tesoro celeste che riceveremo o la tristezza per le cose che lasciamo andare.

          Io preferisco il tesoro celeste e alla fine, voglio ballare con Maria in Paradiso.

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