Omelia: La potenza dell’amore divino

Usando 2Tm 1,6-8.13-14, padre Jonas parla della potenza dell’amore divino durante la Messa delle 8 presso la Chiesa di San Pietro in Montorio a Roma e la Messa delle 10 del 5 ottobre 2025 presso la Cappella di Sant’Ignazio di Loyola a Selcetta, vicino a Roma.

La registrazione viene dalla Messa a Selcetta.

L’amore divino è abbondante e potente per noi e per i nostri problemi.

Dio vi benedica.

Ecco il testo dell’omelia:

Nella prima lettura di oggi, il profeta Abacuc scrive: «Fino a quando, Signore, implorerò aiuto e non ascolti, a te alzerò il grido: “Violenza!” e non salvi?».

La domanda del profeta Abacuc potrebbe essere la stessa di noi uomini di oggi. Noi potremmo essere scandalizzati quando guardiamo le notizie sulle tragedie del mondo di oggi. Sembra che Dio non risponda alla nostra preghiera di pace e di aiuto. Mentre il mondo dice: «Tacete! Non parlate di Dio. Queste parole sono inutili».

Così ci vergogniamo e taciamo davanti al mondo.

Eppure, attraverso le parole di Gesù e di Paolo, Dio Padre ci insegna che l’amore divino è abbondante e potente per noi e per i nostri problemi.

All’inizio della seconda lettera a Timoteo, Paolo ci ricorda la potenza dell’amore divino: esso porta Gesù a soffrire e risorgere per la nostra salvezza, fa di Paolo un apostolo, un predicatore e un maestro, e dona una fede viva alla nonna e alla madre di Timoteo.

Nell’Ottocento, l’amore di Dio converte Beato Bartolo Longo, il beato di oggi, chi poi promuove il Rosario. Nel Novecento, lo stesso amore guida Santa Faustina Kowalska, la santa di oggi, nell’annunciare la Divina Misericordia.

Questa potenza è viva anche adesso, perché riceviamo lo Spirito Santo nel Battesimo.

Nella seconda lettura, Paolo consiglia a Timoteo di ricordare che i doni di Dio ci danno la forza di lavorare per il Regno di Dio: «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro».

Quando riceviamo e sperimentiamo di nuovo questo amore nell’Eucaristia, possiamo donare e aiutare generosamente, come Paolo descrive ai Corinzi: «La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto».

Questa generosità ci sostiene quando abbiamo molti incarichi difficili. Con l’amore divino nulla è gravoso. Così riusciamo a seguire il consiglio di Gesù: «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Vivere pienamente nell’amore divino è sia il mezzo, sia il premio della vita cristiana, perché in Paradiso tutti amano, ricevono e donano pienamente questo amore.

La preghiera di Sant’Ignazio di Loyola riassume bene la lezione di oggi: «Prendi, o Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza, la mia volontà, tutto quello che ho e possiedo. Tu me lo hai dato; a te, Signore, lo ridono. Tutto è tuo: tutto disponi secondo la tua piena volontà. Dammi solo il tuo amore e la tua grazia, e questo solo mi basta».

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